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A cura del Dott.
Fulgenzio Rossi
Specialista in Psichiatria
Dirigente SPDC di Calcinate, Bergamo
http://www.benessere.com/psicologia/depressione/depr_cogn.htm
La terapia cognitiva nella depressione
La terapia cognitiva
(TC) è un approccio attivo, limitato nel tempo, strutturato,
flessibile, orientato alla promozione di insight, umanistico,
utilizzato per trattare una varietà di disturbi psichiatrici quali,
ad esempio: depressione, ansietà, fobie, ossessioni. Il fine della TC
è quello di risolvere i problemi individuati dal paziente attraverso
un accordo tra terapeuta e cliente: è il cliente che ne definisce i
limiti, è il terapeuta che sorveglia il corretto uso del
metodo. Alla base della concezione teorica della TC vi è la
convinzione che l'affetto ed il comportamento dell'individuo sono
largamente determinati dal modo in cui questi struttura la propria
visione del mondo e di sé. Le cognizioni sono basate su
attitudini o assunti di base (schemi), sviluppati attraverso
precedenti esperienze che si organizzano gerarchicamente in
costrutti relativamente stabili e funzionali. Ne consegue che ciò
che viene oggi inteso per attività cognitiva è qualcosa di molto più
ampio dell'attività di pensiero razionale e cosciente come è
nell'accezione del senso comune. L'attività cognitiva è l'attività
automatica e pervasiva di una struttura profonda generatrice di
significato.
Il resoconto sintetico del caso clinico
di Maria è una valida esemplificazione di cosa avviene nel corso del
trattamento cognitivo:
Il caso di
Maria
Maria, una donna di 43 anni,
in trattamento per un disturbo distimico, racconta di un
evento che lei stessa pone all'esordio dei suoi sintomi.
Era una bella mattina di tarda primavera e stava facendo
una passeggiata in montagna in compagnia del marito e di
alcuni amici. Si era allontanata di poco dal gruppo
accelerando il passo, si sentiva in forma e desiderava
godere di quella giornata di svago. Era da tempo che non
poteva permettersi un po' di tempo per sé, prima la
lunga malattia della madre per un brutto male che
l'aveva condotta alla fine, poi le continue tensioni con
i due figli adolescenti che finalmente le davano un po'
di tregua, si fa per dire - la sera prima era stata
sveglia per aspettare la più giovane che era rincasata
tardi -. Il tempo, pensava, era passato molto in fretta
per lei, ed ora eccola qui che tornava a potersi
concedere un momento tutto per lei. Non fosse stato, per
quel continuo preoccuparsi per i figli e, ora, per quel
peso che avvertiva al petto e il sudore freddo che
cominciava a imperlarle la fronte, si sarebbe detta
felice. Procedeva adesso più lentamente e gli altri la
superarono, compreso il marito che era intento a parlare
con un amico. Il passo si faceva più pesante e un senso
di fastidio sempre più intenso si stava impadronendo di
lei. Non capiva, era sempre stata una buona camminatrice
soprattutto da ragazza, prima di perdere il padre morto
per infarto. Ora, però, stava proprio male, sentiva il
sangue pulsarle alle tempie e aveva l'impressione di
barcollare, pensò di chiedere aiuto, ma dalla bocca
secca non usciva alcun suono. La mente le si era
riempita di cattivi presagi, sarebbe stata male, e gli
altri nemmeno se ne sarebbero accorti. Quando venne
raggiunta dal consorte era in uno stato pietoso e alle
domande di questi non sapeva rispondere altro che
"aiutami, sto morendo". Già al rientro il peggio era
passato, ma da allora la sua vita era cambiata. A poco a
poco era diventata più trascurata, rifuggiva le
amicizie, e anche la passione per la casa e i figli era
svanita.
Nella seduta successiva, dopo
aver eseguito il compito a casa per individuare i
pensieri che le avevano attraversato la mente in quella
situazione, la donna era riuscita a mettere a fuoco il
pensiero che le aveva attraversato la mente nel momento
della crisi: "mi sta scoppiando il cuore e morirò come
mio padre". Un successivo approfondimento mise in
evidenza che in lei era radicata la seguente convinzione
"se muoio lascio nei guai i miei figli, che mi odieranno
per questo". La constatazione l'aveva stupita molto
poiché sentiva ancora molto affetto per il padre e lei
"non lo avrebbe mai odiato", era sempre stata una buona
figlia e, come primogenita, aveva dato il suo contributo
in casa ricevendone in cambio stima e affetto. In
seguito era stata anche in grado di riconoscere che
negli anni si erano sviluppati in lei degli assunti di
base che l'avevano aiutata ad essere sempre molto
disponibile verso gli altri e "le bastava il
riconoscimento di aver fatto il proprio dovere per
sentirsi a posto". Nel corso della psicoterapia fu in
grado di riconoscere i vantaggi insiti nella peculiare
costruzione di sé e della sua visione del mondo, ma
anche di riconoscere i vincoli che essi le imponevano.
E, poco a poco, imparò ad adottare altre strategie più
adeguate ad affrontare le nuove sfide che la vita le
poneva di fronte.
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La sofferenza psichica descritta in
questo caso risponde al modello delle emozioni formulato dalla
teoria cognitiva che ha un fondamentale valore adattativo.
Fallimenti e invalidazioni sono presenti nella vita di ciascuno, non
determinano necessariamente l'insorgenza di sintomi o disturbi, ma
sono spesso l'occasione per lo sviluppo della complessità del Sé.
Nei fenomeni psicopatologici invece la sofferenza si mantiene
stabile nel tempo e si radica in un contesto di condotta coerente
che sembra organizzarsi in modo da perpetuarla. E' come se il
sistema permanesse in uno stato di continua transizione senza che si
produca un nuovo equilibrio. Nel "paradosso nevrotico" il
cambiamento della visione sintomatica di sé si accompagnerebbe a
intense emozioni (ansia, disperazione, rabbia…).
Prendiamo, ad esempio, una
persona la cui costruzione di sé come "amato" sia
strettamente e rigidamente correlata con la costruzione
di sé come "efficiente, attivo e allegro". Supponiamo
che questa persona subisca una perdita con conseguente
tristezza e depressione. Quest'ultima invaliderà la
costruzione di sé come efficiente, attivo e allegro, ma
se questi schemi sono strettamente connessi con l'essere
amato la loro invalidazione veicolerà anche il
significato di "non amato". A questo punto egli
prevederà la perdita dell'amore delle persone vicine,
anticipazione che alimenterà nuova depressione e così
via. Un altro esempio è quello di una persona che
interpreta le sue esperienze in termini di competenza o
adeguatezza, il suo pensiero può essere dominato dallo
schema: "Se non faccio perfettamente ogni cosa, sono un
fallimento". Conseguentemente, egli reagisce alle
situazioni in termini di adeguatezza, anche quando esse
non sono in rapporto al fatto di essere, o non essere
competente. | |
Che cosa è la
depressione dal punto di vista della terapia
cognitiva
La persona che sviluppa un disturbo
depressivo presenta frequentemente un'organizzazione di base
caratteristica attraverso la quale costruisce un'immagine di sé, un
proprio stile relazionale e delle aspettative nei confronti degli
altri significativi che la portano ad un percorso di vita che si
struttura su sentimenti di inadeguatezza personale e solitudine. Il
soggetto si percepisce, con diversi gradi di consapevolezza, come
incapace di avere amore e attenzione per i propri bisogni più intimi
e personali, costretto ad ottenere attenzione ed accettazione solo
attraverso prestazioni socialmente apprezzabili anche a costo di
doversi impegnare con fatica in compiti e ruoli estranei ai propri
desideri e alle proprie inclinazioni, destinato ad ottenere
indifferenza o ostilità nel caso mostrasse la propria autentica
natura. Talvolta, soprattutto in relazione ad eventi di grande
risonanza emotiva, percepiti come conferma del proprio destino
infelice, si manifestano profonde crisi personali, che possono
arrivare ad avere una rilevanza clinica.
Occorre rilevare che, sebbene
l'organizzazione depressiva sia quella più frequentemente in
gioco nel caso si manifesti un disturbo dell'umore, essa va distinta
dalla sindrome depressiva.
L'organizzazione
depressiva Definisce un modo particolare di essere del
soggetto che ordina stabilmente il flusso dell'esperienza, le
attribuzioni di significato e le conoscenze personali in un modo che
è vissuto in maniera sintona dal soggetto, vale a dire che egli lo
vive come l'unico modo possibile e corretto di spiegarsi quanto
avviene nella sua esistenza. Questo porta ad un equilibrio personale
e ad una modalità di adattamento alla vita sociale particolari, che
una volta raggiunti, non necessariamente si associano a sentimenti
di intensa sofferenza.
La sindrome depressiva Indica
l'emersione, generalmente episodica, di intense emozioni legate a
vissuti di colpa, vergogna o rabbia permeati da un pervasivo senso
di tristezza e disperazione. Questi sentimenti negativi
interferiscono pesantemente con la visione del mondo, della propria
storia passata e del proprio futuro e con le capacità cognitive,
operative e di relazione sociale. La crisi depressiva determina
pertanto una rottura dell'equilibrio del soggetto che può evolvere
verso un cambiamento che ha come esito l'assestamento su un
equilibrio più funzionale (crisi utile) o verso il collasso della
propria visione del mondo e del senso dell'esistenza.
I disturbi depressivi non vanno visti
unicamente come vengono descritti dalle classificazioni cliniche più
in voga, caratterizzati da una condizione di costante depressione
del tono dell'umore, di perdita degli interessi, di rallentamento
psicomotorio e di isolamento sociale. Vanno piuttosto intesi come un
modo regolare di attribuire un senso negativo agli eventi della
vita, basato su una peculiare visione di sé e del mondo,
costituitasi a partire dalle proprie esperienze più significative a
cominciare dai rapporti di attaccamento vissuti
nell'infanzia.
Il trattamento
Nel corso della TERAPIA COGNITIVA il
paziente depresso viene gradualmente guidato a riconoscere quella
che Beck definisce la triade cognitiva della depressione: con
questo concetto si vuol indicare la visione negativa che i soggetti
mostrano delle loro caratteristiche, degli eventi di cui sono
partecipi e delle aspettative negative verso il futuro. Il
percorso terapeutico si svolge attraverso le seguenti
fasi:
- La fase di valutazione e la
stipulazione del contratto
- L'esplorazione dell'origine del
problema: come è iniziato e come si è organizzato
- L'insegnamento di strategie idonee
a neutralizzare gli automatismi disadattivi e la prescrizione di
esperimenti atti a validare o invalidare le
ipotesi.
Le tecniche terapeutiche sono
progettate per identificare, verificare e correggere le
concettualizzazioni distorte e le credenze disfunzionali (schemi)
che stanno sotto le cognizioni. Il paziente apprende a dominare
problemi e situazioni che egli precedentemente considerava
insuperabili, rivalutando e correggendo il suo pensiero. Il
terapeuta cognitivo aiuta il paziente a pensare e ad agire più
realisticamente e adattativamente, riducendo così i suoi problemi
psicologici ed i suoi sintomi. Questo approccio consiste
nell'insegnare al paziente a:
- riconoscere i propri pensieri
automatici negativi (cognizioni)
- riconoscere le connessioni tra
cognizione, affetto, comportamento
- riconoscere le distorsioni cognitive
(*)
- esaminare l'evidenza pro e contro il
pensiero automatico distorto
- sostituire interpretazioni orientate
più realisticamente sulle cognizioni
- apprendere ad identificare e
modificare le credenze disfunzionali che lo predispongono a
distorcere le esperienze
Distorsioni cognitive in
psicopatologia: (*)
- L'inferenza
(deduzione) arbitraria si riferisce al procedimento di trarre una
conclusione in assenza di una evidenza che supporti
tale conclusione, o quando un'evidenza accettabile è
contraria alla conclusione stessa. Ad esempio, una
persona vede un vecchio amico attraversare la strada e
pensa: "Non avrà voluto vedermi".
- L'astrazione
selettiva consiste
nel focalizzare dettagli estrapolati dal contesto,
ignorando altri aspetti più salienti della situazione,
e nel concettualizzare la totalità dell'esperienza
sulla base di questo elemento. Ad esempio, uno
studente ha notato che uno o due coetanei sembravano
annoiati durante una sua esposizione in classe, e ha
concluso "tutti erano annoiati".
- L'eccessiva
generalizzazione si
riferisce al trarre conclusioni generali in tutte le
situazioni, sulla base di un singolo incidente. Ad
esempio un ragazzo si è trovato in una situazione di
disaccordo con i suoi genitori e ha pensato: " Io non
posso avere rapporti durevoli con nessuno".
- L'esagerazione e la
minimizzazione
riguardano valutazioni di importanza relativa di
eventi particolari. Ad esempio ad uno studente viene
sottoposto un questionario, egli ne sottolinea le
enormi difficoltà: "A queste domande non è possibile
rispondere". Inoltre minimizza la sua abilità "Non so
niente di questo argomento".
- La
personalizzazione
descrive la tendenza a correlare eventi esterni a se
stessi, quando non vi sono ragioni per operare una
tale connessione.
- Il pensiero
dicotomico; il
paziente tende a fare interpretazioni sul "se
l'oggetto sia bianco o nero, oppure di entrambi i
colori". Ad esempio un giovane universitario si è
ritenuto inizialmente molto competente, persona di
successo e popolare. Quando ha iniziato a scivolare,
ha avuto un "flip-flop" cognitivo (alto e basso
cognitivo), fino al punto di ritenersi incompetente,
privo di successo e impopolare: Leggendo sul giornale
della scuola che certi studenti erano stati
interrogati riguardo ad un furto, egli ha pensato
"Sarò il prossimo ad essere
interrogato".
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La terapia consiste, generalmente, in
15-25 sedute a cadenza settimanale. I pazienti depressi in modo
grave o moderato, richiedono due sedute alla settimana per 4 o 5
settimane, e poi una seduta alla settimana per 10-15 settimane. In
opposizione alla terapia psicoanalitica, il contenuto della terapia
cognitiva è focalizzato sui problemi "qui ed ora". Poca attenzione è
data alle esperienze dell'infanzia, se non nella misura in cui
servono a chiarire le situazioni presenti. Non vengono effettuate
interpretazioni dei fattori inconsci. Il terapeuta cognitivo
collabora attivamente con il paziente nell'esplorare le sue
esperienze psicologiche, nel predisporre schede di attività e
nell'assegnare compiti a casa. La TC si differenzia dalla
terapia comportamentale per il fatto che dà molta enfasi alle
esperienze interne del paziente, come i pensieri, i sentimenti, i
desideri, i sogni quotidiani e le attitudini. La strategia
generale della TC può, inoltre, essere differenziata dalle altre
scuole di terapia per l'enfasi sulla ricerca empirica dei pensieri
automatici del paziente, delle inferenze, delle conclusioni e degli
assunti di base. La TC formula ipotesi concernenti le idee
e le credenze disfunzionali del paziente su di sé, riguardo alle sue
esperienze e al suo futuro, e tenta poi di verificare la validità di
queste ipotesi in modo sistematico. Essa è orientata alla
promozione di insight nella misura in cui promuove un riconoscimento
delle distorsioni cognitive in relazione a determinati stati d'animo
e situazioni, una consapevolezza dei processi cognitivi che
sostengono il mantenimento delle distorsioni cognitive, una
individuazione degli schemi cognitivi di base. Tale insight è
rivolto a favorire le capacità di padroneggiare e fronteggiare
adeguatamente sia le situazioni interpersonali, sia i fattori
intrapsichici che giocano un ruolo importante nell'instaurarsi della
sofferenza e del disagio mentale.
La relazione
terapeutica
Come in tutte le terapie, la relazione
terapeuta-paziente è importante poiché fornisce il mezzo per la
progressione del processo di cura. Il terapeuta funziona come una
guida, per permettere al paziente di acquisire la comprensione che
gli consentirà di essere maggiormente in grado di affrontare i suoi
problemi (scoperta guidata), e funge anche come catalizzatore
riguardo alla promozione del tipo di extra-terapia correttiva delle
esperienze, che aumenterà le capacità adattative del paziente. Il
terapeuta cognitivo, come in altri approcci, manifesta un genuino
calore e una accettazione non giudicante dei vissuti e delle
convinzioni del paziente. In contrasto con la terapia rogersiana e
con quella psicoanalitica però, il terapeuta gioca un ruolo attivo
nell'aiutare a puntualizzare i problemi, a focalizzare aree
importanti e a proporre e riesaminare tecniche comportamentali e
cognitive specifiche. Molte delle espressioni verbali del
terapeuta sono in forma di domande, riflettendo l'orientamento
empirico di base e l'obiettivo prossimo di convertire il sistema
chiuso di convinzioni del paziente in un sistema aperto. Il
terapeuta impegna attivamente il paziente nella elaborazione della
agenda per ogni seduta e nel fornire un feedback riguardante i
suggerimenti del terapeuta e il suo comportamento durante la seduta.
Mentre viene fatto un tentativo di fare mantenere un livello
ottimale di "calore" e di rapporto durante la terapia, non è
preclusa la scoperta delle reazioni negative e delle resistenze del
paziente. Tali reazioni sono spesso la parte più preziosa della
terapia, e le reazioni di transfert sono quindi utili al fine di
evidenziare al paziente le distorsioni interpersonali. Similmente,
le resistenze sono affrontate nei termini di credenze disfunzionali
implicite (sottintese). Poiché la durata standard della TC
della depressione è di 15 visite in un periodo di 12 settimane,
vi è una considerevole pressione, sia sul paziente che sul
terapeuta, ad utilizzare a fondo il tempo prezioso. Viene quindi
effettuato uno sforzo sostanziale per indurre il paziente ad
eseguire "compiti a casa", tesi a riconoscere e a rispondere a
condizioni negative, impadronendosi delle pratiche cognitive e
comportamentali apprese durante le sedute e verificando le ipotesi
proposte. L'obiettivo successivo è quello di promuovere una
ristrutturazione cognitiva. Ciò comporta la modificazione delle
tendenze sistematiche del paziente nella interpretazione delle sue
esperienze di vita e nel realizzare progetti futuri. In sintesi,
la TC è un'esperienza di apprendimento in cui il terapeuta gioca un
ruolo attivo nell'aiutare il paziente a scoprire e a modificare
distorsioni cognitive e assunti disfunzionali.
Indicazioni alla terapia cognitiva in
soggetti con depressione
Questa terapia è particolarmente indicata
per i pazienti interessati più ad ottenere una comprensione e quindi
un controllo sulle proprie distorsioni cognitive e sulle loro
conseguenze, che ad esplorare le origini inconsce e lontane. Devono
anche essere individui che hanno un desiderio e la capacità di
assumere fin dall'inizio, con l'aiuto del terapeuta, un ruolo attivo
nel modificare tendenze ed atteggiamenti passivizzanti e che
percepiscono come base di un nuovo senso di sicurezza proprio il
senso di dominio e padronanza che è legato al cambiamento
proposto. Altro elemento importante da verificare è che il
soggetto viva in modo positivo e non come un'aggressione,
l'atteggiamento direttivo assunto esplicitamente dal terapeuta, e
che in una fase successiva abbia una sufficiente capacità di
identificarsi con tale atteggiamento per poter assumere in modo
autonomo il ruolo precedentemente svolto dal curante.
La TC può essere consigliata come unico
trattamento quando si presentano le condizioni cliniche riportate
nella tabella seguente:
Indicazioni per la terapia
cognitiva di soggetti depressi |
1 |
Insuccesso con due
antidepressivi |
2 |
Risposte parziali a
dosaggi adeguati di
antidepressivi |
3 |
Insuccesso o risposta
parziale con altri
psicoterapeuti |
4 |
Diagnosi di disturbi
affettivi minori (distimia, ciclotimia) |
5 |
Stato d'animo
variabile reattivo agli eventi ambientali |
6 |
Stato d'animo
variabile correlato con cognizioni negative |
7 |
Sintomi di disturbi
somatici (sonno, appetito, peso, libido) |
8 |
Adeguato test di
realtà; durata della concentrazione e funzione mnemonica
conservata |
9 |
Incapacità a
tollerare gli effetti dei medicinali; evidenza di un
rischio eccessivo legato alla farmacoterapia | |
La TC può far parte di un intervento
combinato con altri trattamenti biologici (farmacoterapia,
deprivazione di sonno …) nei soggetti con le seguenti
caratteristiche:
Indicazioni per il trattamento
combinato |
1 |
Risposta parziale o
negativa alla terapia
cognitiva |
2 |
Parziale, ma
incompleta risposta alla farmacoterapia |
3 |
Scarsa adattabilità
al regime con farmaci |
4 |
Presenza di funzioni
disadattive persistenti, con sindrome depressiva su base
intermittente |
5 |
Presenza di sintomi
somatici profondi e marcate distorsioni cognitive
("senza speranza") |
6 |
Memoria e
concentrazione ridotte; marcate difficoltà
psicomotorie |
7 |
Depressione severa
con rischio di
suicidio |
8 |
Storie di parenti di
primo grado che rispondano agli antidepressivi |
9 |
Storia di mania sia
nel paziente che nei
parenti | |
In alcuni soggetti, che chiedono il
trattamento cognitivo, possono coesistere talune condizioni che
controindicano l'intervento o lo rendono poco efficace o, comunque
necessitano di una attenzione particolare e di adattamenti rispetto
al trattamento standard.
Controindicazioni per la terapia
cognitiva |
1 |
Coesistenza di
Schizofrenia, disturbo organico, alcoolismo,
tossicomania, ritardo
mentale |
2 |
Il paziente ha una
malattia che causa la
depressione |
3 |
Menomazione della
memoria; test di realtà povero (deliri,
allucinazioni) |
4 |
Storia di episodi
maniacali (depressione
bipolare) |
5 |
Storia di membri
della famiglia che rispondono agli antidepressivi |
6 |
Storia di membri
della famiglia con disturbo bipolare |
7 |
Assenza di
life-events scatenanti |
8 |
Mancanza della
evidenza di distorsioni
cognitive | |
Risultati ed esito
La TC è stata inizialmente utilizzata e
provata nel trattamento dei pazienti depressi unipolari presso
l'ambulatorio dell'Università della Pennsylvania. Il primo
studio sistematico sul trattamento della depressione ha indicato che
la TC produceva la maggiore percentuale di miglioramento oltre le
dodici settimane di trattamento nell'80% dei pazienti, percentuale
superiore al gruppo di controllo trattato con imipramina. Questi
risultati si riferiscono ad un anno di follow-up. Tre altri
studi condotti nelle Università di Edimburgo, British Columbia e
Pittsburg, hanno mostrato che i risultati della terapia
cognitivo-comportamentale erano superiori a quelli ottenuti con i
farmaci antidepressivi. Altri studi hanno mostrato che i
risultati della TC erano equivalenti a quelli dei farmaci
antidepressivi (Università del Minnesota, Università di Washington)
e che la combinazione di entrambe era superiore a ciascuna delle due
prescritte singolarmente. Altre prove cliniche controllate, riguardo
al trattamento dei depressi, hanno ancora confermato l'efficacia
della terapia cognitiva, paragonata ai trattamenti standard (Jonh
Hopkins e Oxford University). E' stato dimostrato che certi tipi
di depressione sono relativamente insensibili alla TC (depressione
psicotica e melanconica) Tuttavia un recente rapporto indica che
tali depressioni, quando sono resistenti ai farmaci antidepressivi e
alla terapia cognitiva prescritti singolarmente, possono rispondere
a queste due terapie combinate.

Siti Web
Albert Ellis Institute.url: www.rebt.org/ Beck Institute for
Cognitive Therapy and reserch.url: www.beckinstitute.org/ Psicoterapia
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OnLine.url: www.behavior.net/ Insitute
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